I 4 passi per realizzare una Comunità-destinazione!

I 4 passi per realizzare una Comunità-destinazione!

I 4 passi per realizzare una Comunità - Destinazione!

Quante volte ti sei impegnato per fare squadra e sviluppare una destinazione insieme alla comunità? Ti sei mai chiesto come evitare le solite critiche di chi non ha partecipato al lavoro? Hai mai dovuto faticare come un dannato per far collaborare le persone e farle lavorare insieme?
Ecco gli step concreti per avere imprese e comunità più connesse e collaborative. Come avere quindi destinazioni più solide e migliori!
Qualsiasi sia il tuo ruolo nel territorio un concetto dovrebbe essere oramai chiaro: il destino è uno per tutti. Lavorare e costruire il futuro insieme è fondamentale, non ci sono scorciatoie. 
Vediamo allora come fare nel concreto una Destinazione basata sulla comunità!   

 

L’obiettivo comune: persone, imprese e  territori solidi! La comunità-destinazione.

Eccoci ad un’altra puntata di TURISMO 0.0 – Ritorno ai fondamentali, il percorso partito con l’avvio del COVID 19, per sottolineare 7 principi sulla solidità. Li ritrovi in questo post

Abbiamo parlato di persone, teamimpresa, posizionamento, offerta e tanto altro. Anche di vendita e revenue management con un contributo specifico.

Ci siamo poi dedicati alla destinazione:

 

In questo articolo ti voglio parlare del processo per realizzare una destinazione co-creata dalla comunità.  Raggruppiamo gli elementi del percorso (non esaustivi e non strettamente lineari) in 4 passi:

 

  1. identità
  2. visione di futuro
  3. approccio sistemico
  4. piano di azione.
Considerando questi elementi sarai più consapevole del percorso, delle sue difficoltà e anche delle risorse nascoste. 
Sei pronta o pronto per l’emozionante viaggio verso una Comunità-Destinazione? Andiamo!

Identità (passo #1)

Se non si parte dall’identità locale non c’è sostenibilità. Senza le persone, le risorse e le storie non c’è connessione -condivisa e durevole- tra anima del luogo e le esperienze offerte. Ma attenzione: questa è una fase di conoscenza, non di travel design

Non tutto deve essere considerato risorsa in chiave turistica: farlo sarebbe contrario all’idea stessa di sviluppo sostenibile e – tema più sottile – di coesione locale. 

Ci sono ambiti (materiali ed immateriali, tempi e spazi, idee e valori) che non devono diventare prodotto, devono essere ciò che sono, dei marcatori di un luogo, da tutelare. 

Ad esempio i luoghi di forte memoria locale, possono essere visitati, ma devono essere anzitutto compresi  per rispettarne gli elementi fondativi. 

Altrimenti, come già detto, la sostenibilità è puro mito 

Come fare questo? Ci sono vari strumenti utili, tra i quali citiamo:

  • workshop di gruppo 
  • interviste ed incontri mirati
  • mappa di comunità.

La capacità e le tecniche di ascolto sono alla base. Qui un approfondimento specifico

Visione di futuro (passo #2)

Contribuire alla valorizzazione di un territorio è una esperienza faticosa ed affascinante.  Una delle fasi più importanti è la creazione di una visione di futuro condivisa. Non è semplice né economico, è però l’approccio che garantisce:

  • progettazione consapevole della molteplicità degli interessi
  • disponibilità a operare per l’obiettivo comune
  • maggiori effetti di lungo periodo.

Il punto chiave qui è: lo sviluppo (turistico e non) deve puntare ad un incremento del benessere per tutto il sistema, per tutti gli attori. Deve generare valore inclusivo.  

Quando questo è un obiettivo una strada può essere la co-progettazione.

Perché solitamente le esternalità negative colpiscono tutti e perché la funzione di sviluppo di una società deve avere una dimensione comune.

Lo abbiamo sottolineato in questo post sul Marketing del Territorio e anche nella più ampia riflessione su Turismo e innovazione sociale.

Concretamente come fare tutto ciò? 

Tra i tanti strumenti utili (immaginare il futuro è una scienza a sé) ne citiamo due, operativi, che usiamo sul campo:

  • workshop con tutti i portatori di interesse: anche chi non ha un ruolo nel turismo (ma ne subisce le esternalità) per mappare bisogni ed aspettative, farne sintesi generativa con vari scenari 
  • backward design: immaginare il futuro del territorio, mapparne le precondizioni, le azioni e quindi atterrare sul necessario (tempi, competenze, risorse). Così non ci facciamo limitare dalla disponibilità attuale di risorse, che blocca l’immaginazione.

A questo punto, trovi i contenuti interessanti e pensi potrebbero essere utili anche ad altri operatori che conosci? Condividi questo articolo e iscriviti alla nostra Newsletter! Poi ci vediamo al 3° passo per realizzare una Comunità – Destinazione!

Approccio sistemico (passo #3)

Una classica interpretazione del turismo come fenomeno (McIntosh – Goeldner, 1986) pone l’attenzione sull’insieme delle relazioni tra: 

  • Comunità Locale
  • Operatori
  • Pubblica amministrazione
  • Turisti.

Un modello tuttora solido, anche se il mondo si è via via complicato

La popolazione esprime interessi in modi diversi (singoli, comitati, gruppi informali), cresce il ruolo delle Associazioni e del terzo settore

Gli operatori affrontano piattaforme globali con profondi radicamenti. Esistono super corporate (soprattutto nel digitale) la cui politica impatta sul mondo intero. 

Si sviluppano nuove forme aggregative, solo come esempio le reti di impresa   

L’approccio sistemico deve quindi evolversi. In sintesi è un modo per:

  • considerare tutti i punti di vista
  • trovare un equilibrio tra cooperazione e competizione
  • conoscere le esternalità e come impattano sul sistema
  • mappare gli elementi\valori di partenza (identità, risorse, ambiente, contesto)
  • affrontare con sapienza le turbolenze (il mondo volatile, incerto, complesso e ambiguo –VUCA-, che in queste settimane ha preso il sopravvento) e le relative opportunità!

Ma come sviluppare l’approccio sistemico nel concreto? 

Nella realtà  quotidiana sviluppare una progettualità organica ed inclusiva è una fatica colossale. Su che livelli e su quali leve agire per creare un approccio sistemico diffusoQuesto è uno dei noti punti deboli del settore in Italia, a livello nazionale e spesso anche locale.  

Faremo un post dedicato, perché la collaborazione non a parole ma messa in pratica è veramente un passaggio decisivo. Quante volte hai interagito con persone che dicono “la mia porta è sempre aperta”, ma in realtà non vogliono o non sono in grado di ascoltare?

Ecco il primo post dedicato: l’approccio sistemico nel concreto (prima parte).

Le competenze necessarie sono molteplici e sottili. E non sono in realtà così diffuse, altrimenti l’industria turistica funzionerebbe già in un altro modo.

Puoi anche approfondire: 

E ora avanti col 4° e ultimo passo!

Piano di azione (passo #4)

Ecco ora alcune accortezze per una progettazione territoriale efficace. Riprendiamo anzitutto i principi: Il piano di azione infatti non porta ad impatti positivi e duraturi se non sono condivisi dal sistema i valori di partenza.

  • Prevedi un modello partecipativo e aperto per ogni passaggio chiave
  • Poni la sostenibilità come principio di fondo
  • Crea fiducia ed empatia
  • Lavora insieme agli altri per riscoprire l’identità locale.
A livello progettuale ecco allora alcuni elementi sul come.
  • Definisci obiettivi chiari, realistici e misurabili, che traducano la visione di futuro condivisa
  • Delinea un piano di lavoro chiaro e strutturato (ruoli, compiti, risorse, tempi)
  • Valuta la possibilità di usare il backward design (o altro metodo non bloccante)
  • Identifica attrattori potenziali ma anche le loro fragilità
  • Sviluppa un travel design coerente (a breve post dedicato)
  • Rendi le risorse e le attività accessibile e fruibili concretamente
  • Agisci su mercati definiti per target scelti con apposito marketing mix (vedi qui gli elementi di base del posizionamento)
  • Presidia il tutto per un miglioramento continuo! (E qui un post sul tema qualità).

E quindi?

E dopo tanti anni di esperienza sul campo aggiungo due riflessioni ulteriori:
  1. attenzione ai meccanismi causali
  2. tutto è legato alle persone.
1. Non dare per scontati i nessi causali tra fasi e azioni di un progetto. Ragioniamo spesso sugli output. Dobbiamo invece settarci su gli effetti ed impatti duraturi.
Chiediamoci sempre “perché da questa azione dovrebbero discendere questi risultati?
Quali sono i presupposti da realizzarsi e i meccanismi che devono operare?
Utili qui gli insegnamenti che discendono dal Goal Oriented Project Planning (GOPP) e dalla Theory of change (ToC).
 
2. Tutto è legato alle persone: alle loro motivazioni profonde, agli obiettivi e ai comportamenti (condizionati anche da credenze e variabili inconsce).
Imprese, Associazioni, reti, singole attività. Tutto alla fin fine è mosso dalle persone. Per avere un risultato punta a un cambiamento con le persone.
 
Nel blog di Starting4 ci sono molti altri contributi su questi temi.
Relazioni e orientamento all’impatto in particolare sono tra le basi della nostra visione del mondo e di come approcciamo ogni esperienza professionale.

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ESCLUSIVAMENTE PER TE 

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