L'insostenibile leggerezza dei borghi
Cercare spazi vuoti non comporta trovare spazi nuovi. Ecco perché i borghi rischiano una stagione positiva nei numeri ma negativa nella sostenibilità!
Le opportunità per i borghi
Sono lontani i tempi in cui impegnarsi per i borghi e l’entroterra era innovativo, almeno di 20 anni. Ma ora anche se sono diventati mainstream non possiamo che essere tutti lieti delle possibilità concrete di sviluppo e crescita che stanno vivendo in questo periodo, soprattutto in questo periodo dove la ricerca di spazi più rarefatti e rassicuranti li pone tra le mete privilegiate.
In una fase in cui è forte la domanda per luoghi con minore pressione antropica (strucca strucca vuol dire con poca gente intorno) i paesaggi montani e collinari, con borghi e paesi possono valorizzare la propria attrattività – spesso latente – e divenire finalmente destinazione! Alcuni rischi sono però evidenti. Una lettura dal punto di vista delle relazioni comunitarie l’abbiamo sviluppata nel post Borghi, turismo lento e rarefatto. Dalla crisi destinazioni che non sono nuove e che rischiano molto.
In questo articolo ti voglio parlare dei rischi turistici e di come evitarli, considerando che non tutti i borghi e gli ambiti sono uguali. Ci sono località già turisticamente mature, dove l’attenzione è sulla migliore gestione dei flussi.
Ci sono poi località ed ampie aree del Paese dove il turismo è un potenziale ancora inespresso e l’attenzione è sullo sviluppo, l’economia turistica una occasione ancora da sfruttare. Ne parliamo anche in questo post dedicato al Marketing territoriale e al turismo.
Entrambe le tipologie di destinazione affronteranno rischi ed opportunità.
I rischi per i borghi
È evidente che il tipo di pressione a cui alcune di queste località saranno sottoposte possono avere impatti fortemente negativi. Vediamone insieme alcuni.
Trasformazione improvvisa. Essere destinazione turistica è l’esito di un processo. Non tutti i territori sono pronti per essere destinazione, ovvero aver percorso la strada che fa diventare le risorse dei prodotti sostenibili commercializzati.
Esperienze di qualità limitata. La crescita della domanda non comporta automaticamente una crescita dell’offerta. Ecco che il rischio di servizi non fluidi e di bassa soddisfazione è concreto.
Limiti strutturali: molte realtà hanno servizi di supporto calibrate sugli abitanti più in certe stagioni una certa dimensione di visitatori e cittadini temporanei. Non sono abituate ad alti tassi o alla piena di occupazione. In alcune località inoltre c’è la corsa all’individuazione di ogni posto letto incrementale possibile, cosa che aumenta di fatto la pressione antropica in località limitate.
Configurazione locale. Il centro della vita del paese è in genere estremamente limitato (piazza ed un paio di vie principali). Saranno luoghi con una alta concentrazione di presenza umana, cosa positiva (abbiamo un grande bisogno latente di socialità) ma anche una contraddizione rispetto proprio alla scelta del tipo di località.
Servizi di base. Dal punto di vista dei servizi di base (servizi alla persona, gestione acqua, rifiuti e territoriale in genere) il territorio è in grado di gestire una presenza significativa? Non sempre. Esistono precise capacità di carico che i sistemi locali possono gestire. Oltre quelle soglie crolla la qualità dell’esperienza e poi del sistema ambientale (sulla capacità di carico avevo già promesso un articolo, ora ho un motivo in più per farlo asap).
Il rischio di non sostenibilità sociale, ambientale ed economica è evidente.
L’escursionismo in generale accelera questo fenomeno di impatto sulle risorse attrattive, sulla produzione di emissioni e rifiuti, sui servizi di base. Senza dall’altro lato generare economia significativa per il territorio, punto cruciale per:
- un corretto dimensionamento dei flussi
- una sana logica di area.
Come creare un percorso sostenibile, in fretta!
È evidente che le opportunità positive sono molte, e vanno colte al meglio. Quelle negative vanno previste e gestite. Sembra molto complesso, ma non lo è.
È sufficiente avviare un percorso chiaro e poi essere coerenti e costanti. E dalla nostra più che ventennale esperienza la difficoltà spesso è più nell’essere coerenti e costanti che nel processo in sé.
Ecco perché I nostri modelli di lavoro sono centrati sulla relazione, la progettazione ed il lavoro comune. Ma il punto non sono i modelli, ma il lavoro concreto:
- il Community Coaching ©
- e il Destination Coaching ©
approcci che via via allargano i modelli di relazione e progettazione per creare Destinazioni migliori, con una economia turistica ad alto impatto positivo.
Un punto chiave nello sviluppo territoriale è non concentrarsi sulla qualità in sé di un bene, un servizio, un luogo. Ma sul miglioramento continuo che si può innescare sul bene, sul servizio, sul luogo stesso, vedendoli come componente di un sistema.
Spesso ci attacchiamo ad idee statiche della qualità e delle aspettative degli utenti, cosa che porta ad offerte fordiste e oramai superate.
Una descrizione del nostro dinamico approccio di lavoro lo trovi questo articolo: I 4 passi per realizzare una Comunità – Destinazione!
Marco L. Girolami
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