ZERO WASTE! Cosa è e perché è utile!
Cosa significa questo “Zero Waste” che tanto si sente? Sei sicuro di sapere davvero cosa si intende per “spreco”? Portiamo a terra questo termine, che non è solo una bella parola da ambientalisti, ma parla di futuro per il mondo del turismo e l’opportunità di accogliere un nuovo tipo di viaggiatore. Da non lasciarsi scappare.
Zero Waste, cosa diavolo è?
L’approccio zero waste, che in italiano significa “nessuno spreco“, è una filosofia e un movimento che mira a ridurre al minimo la produzione finale di rifiuti. L’obiettivo principale è evitare – alla fine del ciclo di vita e dei processi di consumo – l’invio di rifiuti in discarica o all’inceneritore, concentrandosi invece sulla riduzione, riutilizzo, riciclo e compostaggio dei materiali. Le famose R!
I principali passi dell’approccio zero waste sono:
- Ridurre i consumi. L’obiettivo è ridurre la quantità complessiva – di ogni attore – di rifiuti. Ciò può essere raggiunto attraverso la consapevolezza nella scelta di prodotti con meno imballaggi, l’acquisto di prodotti sfusi, la riduzione degli acquisti di articoli monouso. Ancor prima attraverso comportamenti di consumo equilibrati e consapevoli.
- Riutilizzo. Favorire il riutilizzo degli oggetti è un altro aspetto importante dell’approccio zero waste. Ciò significa dare nuova vita agli oggetti anziché gettarli via dopo un solo utilizzo. Nel turismo e nell’ospitalità vuol dire evitare ogni prodotto e accessorio monouso ad esempio.
- Riciclo. Quando il riutilizzo non è proprio possibile, allora la pratica del riciclo è fondamentale. Ciò implica la corretta separazione dei materiali riciclabili e la partecipazione attiva al riciclo attraverso i programmi locali. Un presupposto è l’educazione di tutti: produttori, filiere, utenti e cittadini. Una versione accrescitiva del riciclo è l’upcycling, ovvero dare nuove funzioni e nuovo valore al materiale di scarto (ci sono grandi esempi: borse da residui di gomma, pannelli fono assorbenti dai turaccioli, similpelle dagli scarti della filiera del vino, e così via).
- Compostaggio. Gli scarti, ovviamente quelli organici, come gli avanzi di cibo e della loro lavorazione, possono essere compostati anziché essere smaltiti come rifiuti. Il compostaggio contribuisce a creare fertilizzante naturale per il suolo. Questo è usuale nell’ospitalità rurale o negli agriturismi, c’è spazio di miglioramento in ogni altra forma organizzativa, con le dovute attenzioni e alleanze.
L’approccio zero waste si applica a livello personale, sociale e aziendale, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale e promuovere uno stile di vita più sostenibile.
Quindi … Ripensa!
Ma tutto funziona al meglio con una logica proattiva! Mettere all’inizio di ogni processo produttivo e di consumo un ripensamento (o meglio un re design!) che punti a diminuire ogni materia ed energia in entrata e favorisca ogni possibile riduzione, riuso e riciclo durante e soprattutto a fine vita.
Un elemento chiave dell’approccio zero waste è educare le persone sulla gestione responsabile dei rifiuti e sulla consapevolezza delle scelte quotidiane, come cittadini o come operatori, che possono influire sulla produzione di rifiuti.
Un ripensamento quindi sia dei processi ma anche dei comportamenti. Questa è la base dell’economia circolare.
Qui un post interessante: Economia circolare, cos’è, perché è importante, perché è difficile.
Una visione ancora più ampia!
L’idea di spreco può essere estesa. Zero waste può essere un approccio, un paradigma, … una cultura da applicare a tutto tondo al nostro agire economico e sociale.
Non sprecare energia! Dalla produzione da fonti ordinaria o – meglio da fonti rinnovabili, ma soprattutto nell’uso della essa stessa e di ogni attività ed applicazione.
Non sprecare l’acqua, negli usi necessari (bere, irrigazioni, nei processi produttivi) e anche in quelli non necessari che contraddistinguono alcuni prodotti turistici (piscine, prati, campi da golf). Una risorsa fondamentale che non è equamente distribuita che va rispettata in ogni uso e ancor prima in sé e in ogni stato (nel mare come nei fiumi o laghi).
Non sprecare le intelligenze, le risorse umane, i talenti che possono innovare le nostre imprese e le nostre destinazioni. I giovani e in generale le persone che danno concretezza a visioni, servizi ed esperienze, senza la cui qualità (ed i feedback!) nulla accadrebbe di significativo.
Non sprecare il suolo, l’aria, le materie prime, le risorse … e così via.
E quindi? Quo Vadis! 2024!
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Foto di Antoine GIRET su Unsplash